martedì 10 maggio 2016

Non è troppo presto

E’ troppo presto.
E’ quello che pensa  la maggior parte dei genitori quando si tratta di rispondere alle domande, anche  ingenue, poste dai bambini su temi che, anche alla larga, riportano alla parola sesso.
 Strano per una generazione di diplomati e laureati, di uomini e donne emancipati, liberi da sovrastrutture peccaminose e preconcetti. Strano non sentirsi in grado, non riuscire a trovare le parole, non sapere come trattare l’argomento. Strano, ma non più di tanto, se si pensa che la generazione acculturata di cui sopra vive da anni  anteponendo l’ansia all’azione. Abbiamo paura di fare e non facciamo. Dovessi descrivere l’era storica che attraversiamo, direi, senza ombra di dubbio, che è l’era dell’ansia. Con i bambini poi l’ansia dell’adulto raggiunge il culmine.
 Molti hanno paura. Non riescono, non spiegano, non parlano perché hanno paura. E’ così che, per paura, il problema viene evitato, rimandato, delegato ad un domani migliore con tre semplici parole: è troppo presto. Perché i figli sono sempre piccoli. Perché per molti parlare, insegnare, educare a volte significa mettere in testa ai bambini pensieri che non hanno.

In realtà non è mai troppo presto se i bambini chiedono. Non è troppo presto se la realtà che li circonda impone che abbiano determinate consapevolezze. Se la società in cui vivono impone loro, già in tenera età, la necessità di avere informazioni di base utili fin da subito a saper discernere il bene dal male, quello che si fa e quello che non si fa. Ma gli adulti evitano di parlarne   convinti che non parlare di certi argomenti li difenda dagli argomenti stessi.

Ma la paura non basta. Non basta aver paura che mio figlio cada per evitargli quelle tre o quattrocento cadute tipiche dell’ infanzia. E non è neanche lontanamente immaginabile vietargli di correre o camminare per evitare che cada. C’è un unico modo per risolvere il problema: evitare di evitare. Ed insegnare ai bambini a cadere.
Basta spiegare che le cadute fanno parte della corsa o della camminata. Basta dire che nella vita, e in tutti i sensi, qualche volta si inciampa. Basta dire che siamo caduti anche noi, e ne abbiamo riso. Quanto abbiamo riso dello nostre cadute?
Del sesso però non riusciamo a ridere e per questo non sappiamo parlarne, lo temiamo, ci fa paura.
Parlare di sesso non significa parlare di rapporti sessuali e penetrazione a bambini di tre o quattro anni. Parlare di sesso significa aiutarli a comprendere  le differenze e le complementareità tra maschi e femmine, significa aiutarli a costruire la propria identità sessuale ed il proprio ruolo sessuale in quanto bambini e bambine. Parlare di sesso significa insegnare loro il pudore e non la vergogna, il rispetto delle diversità e non la paura. Parlare di sesso significa aiutarli a non considerare il sesso un tabù ma, come è giusto che sia, un‘ espressione naturale di amore e piacere. Sembra semplice, eppure non lo è.

Non è semplice perché la parola sesso mette in discussione noi per primi. Non è semplice perché , evidentemente, su quel versante non siamo in pace con noi stessi.
Alcuni genitori sono troppo poco sessualizzati e altri fin troppo sessualizzati,  entrambi i casi rappresentano modelli inadeguati.
In molte coppie la sacralità della famiglia si basa solo ed esclusivamente sull’assenza di desiderio e quindi di sessualità. I genitori non sessualizzati sono quelli, per intenderci, che hanno appeso al chiodo la genitalità, quelli che a volte non capisci se sono uomini o donne, maschi o femmine. Quelli che iniziano a trascurarsi dopo la luna di miele, perché tanto si sono accasati e terminano il capolavoro quando restano incinti. Perché si, loro si amano così tanto che restano incinti in due. Sono quelli che mamma non si trucca perché è acqua e sapone e senza grilli per la testa e papà c’ha la panza perché è un uomo di sostanza.
Sono quelli che lo vedi da lontano che non fanno sesso da sempre perché se sei sveglio gli si legge in faccia. Non sono bigotti, non sono necessariamente ipereligiosi per cui si fa l’amore solo per procreare, sono apatici e disinteressati. Sono quelli per cui la coppia è una tappa e la famiglia è la tappa che viene dopo. Sono quelli lamentosi, quelli per cui in Italia non funziona nulla, quelli che fa sempre troppo freddo o troppo caldo e non c’è più la mezza stagione, quelli per cui la vita è sacrificio e siamo nati per soffrire. Quelli per cui mainagioia non è una battuta ma un modus vivendi. Ecco ve li immaginate genitori così che parlano di sesso con il figlio settenne? Ammesso che ricordino ancora cos’è il sesso…dopo sette anni e nove mesi dall’ultima volta.
Di contro ci sono gli eterni adolescenti, quelli che non demordono neanche a cinquant’anni suonati. Non c’è distinzione sono uomini e donne in ugual misura, sono mamme e papà anche quando non sembrerebbe il caso. Sono quelli che ancora si ubriacano, che si fanno più canne di quando avevano vent’anni, che non è venerdì se non si fanno due salti in discoteca, che si separano perché si sono innamorati della segretaria e poi, si riseparano, perché la segretaria vuole un figlio e loro hanno già dato. Sono quelli che parlano delle loro pene d’amore a figli neanche svezzati. Sono quelli che si inprofumano, si truccano (le mamme, almeno su questo, solo le mamme) provano abiti , abitini, minigonne e tacchi 15 e chiedono consigli a bambini sconcertati perché loro hanno bisogno della certezza di fare colpo sul nuovo fidanzato.
Sono quelli che non dormono la notte perché lui/lei non chiama, non ha mandato un messaggino e sono in ansia perchè  dopo ventiquattro ore lui/lei, forse,  già ha un’altra.
Sono genitori per cui il sesso non è un problema e non vedono quale sia la difficoltà del figlio tredicenne, impacciato e brufoloso di infrattarsi con la prima compagna che capita . Sono padri e madri per cui vali se conquisti, se cucchi, se ti cercano e ti guardano. Vali se a scuola sei popolare, se sei il più figo di tutti. Vali se già a dodici anni trasudi sesso da tutti i pori. Se eiaculi nelle lenzuola di mammà tutte le sere e le dimostri che già ti masturbi. Sono quelli che con la loro sola presenza ed i loro discorsi stimolano sessualmente i figli più di un film di Rocco Siffredi sparato in prima serata, ma inibiscono, al tempo stesso molto, molto di più del Rocco nazionale. Sono quelli che : non sei mio figlio se a 14 anni non ne hai castigate almeno 12, o che senza imbarazzi né filtri  raccontano di continuo le proprie avventure sessual-chic adolescenziali con lo stesso fervore con cui mio nonno mi raccontava della guerra. Quanto è cambiato il modo di insegnare la virilità a figli e nipoti. La guerra, le sofferenze, la fame, la prigionia, rendevano sicuramente meglio l’idea di maschio e virilità e facevano meno danni.
 Qualche giorno fa un’amica avvocato mi raccontava che la maggior parte delle coppie scoppia a causa di whatsApp e dei suoi messaggini. Vabbè a parte il fatto che la colpa non è di whatsApp ma delle corna  di chi lo usa, l’amica in questione mi raccontava a proposito, che nella maggior parte dei casi la bomba scoppia perché a trovare i messaggi sono i bambini. Ovviamente per messaggi non si intende la lista della spesa ma le coccole che papà fa a Tizia o a Caia e le foto sexy che mamma invia a Sempronio.
Ci ho provato, giuro che ci ho provato, ma io mia madre che si increma e indossa intimo attizzante per girare una foto a qualcuno che le piace e che magari ha 15 anni meno di lei non me la immagino , mi sforzo, ma proprio non ci riesco. Anzi vi dirò di più dovessi trovarmi a scegliere tra la mamma provocante a tutti i costi e la vegana….preferisco la vegana. Perché io, a quarantasei anni suonati la mamma che si fa i selfie mezza nuda nel bagno con le piastrelle a pois di sottofondo non la vorrei.
Non avevo detto che i genitori non parlano di sesso ai figli? Sto dimostrando il contrario… questi genitori appena citati ne parlano troppo. Ne parlano male. Parlano di sesso passando solo attraverso comportamenti sessualizzati e seduzione. I bimbi così non sanno di cosa parlano. Sentono ma non comprendono. Provano emozioni , sensazioni fisiche ma non sanno come contestualizzarle. In campo sessuale secondo molti la teoria non serve. Forse hanno ragione, nessuno di noi ha imparato a fare sesso o a fare l’amore con uno schema o un disegno, la teoria non serve ma la pratica va spiegata. Quando ci accingiamo a fare una torta non è necessario conoscere tutto il processo di pastorizzazione del latte per la riuscita della torta, ma quali e quanti ingredienti siano necessari dobbiamo saperlo. Ci conviene, oltretutto. Ci conviene che i nostri figli sappiano quali sono le malattie a sfondo sessuale, come si trasmettono, fino a che punto possono spingersi senza necessità di usare precauzioni, quando invece sono necessarie. E’ fondamentale che sappiano che il sesso non prevede alcuna forma di violenza e neppure di sottomissione.  E’ fondamentale che sappiano che l’omosessualità non è una malattia e neanche una scelta, ma un’inclinazione dell’essere umano come l’amore per l’arte o per il giardinaggio. Che sappiano che non si dice frocio perché è offensivo e che le persone che amano persone del loro stesso sesso si chiamano omosessuali. E’ importante che si conosca il giusto nome per ogni cosa ma non è buona cosa indicare le persone per le loro scelte sessuali. Sappiamo come si chiamano le cose ma sui fatti che le  riguardano siamo ignoranti. Voglio dire:  che ci interessa con chi dorme il signor X o la signora Y ? Perché per indicare qualcuno dovrei dire: Marco, il gay? Può bastare Marco, quello biondo, quello alto, quello che fa il ragioniere…. La sessualità di Marco non può essere considerata un elemento rilevante della sua personalità.  Io, non vedo bene da lontano. Porto occhiali da vista da quando avevo otto anni: miopia.  Nessuno direbbe mai per indicarmi: Marinella, la miope. Tutt’al più quella che porta gli occhiali. Possiamo insegnarlo ai bambini. Con naturalezza  

Insomma, non riusciamo a parlare di sesso con i nostri figli perché aprire il capitolo sesso è un problema per noi. Non ne parliamo perché non sapremo cosa dire, cosa insegnare. Non ne parliamo, soprattutto noi mamme perché , molto, troppo spesso, pensiamo a nostra volta di aver sbagliato tutto, di non averci capito niente sessualmente parlando. A tale proposito, tra le mie coetanee la frase riguardante il sesso che ricorre più spesso è: se rinasco col cavolo che mi comporto bene, se ri nasco la do a tutti. Ecco perché non sappiamo cosa dire, cosa insegnare, perché poi all’atto pratico dire a tua figlia dodicenne: “mi raccomando a mamma dalla a tutti”, non ti viene. Lo pensi, ma non ti viene. Eppure alcune lo fanno, senza ritegno e senza problemi. Sono come quelle mamme che insistono perché la creatura scoordinata come un polipo studi, suo malgrado, danza classica. Sono quelle, le stesse, che usano i figli come proiezioni di se stesse. Loro, i bambini, devono arrivare dove i genitori non sono riusciti: devono essere ballerine, calciatori, musicisti, cantanti. Non sono figli comuni, sono figli del riscatto. Anche se per riscattarsi devono praticare più letti contemporaneamente.


1 commento:

  1. Ho letto questo post varie volte. Questo è un pranzo completo che parte dagli aperitivi e arriva all'ammazza caffè! Questo è un post dannoso per me perché mentre lo leggo, mi addentro, mi interrogo, mi aumenta la salivazione e mi viene fame! Anche a quest'ora! Perché mi sa di socializzazione. Di incontri tra amiche di un certo spessore che parlano, si confrontano e mangiucchiano cose sfiziose. E poi si brinda con prosecchi pregiati: alla vita, al sesso quotidiano che non annoia, alla voglia di condividere tutto questo con il frutto del proprio ventre o che sia in provetta... il compimento di un nuovo inizio. Perché è di questo che parliamo. I figli sono la nostra opportunità di vedere dei nuovi inizi e di imparare da loro il modo in cui hanno metabolizzato quello che hanno appreso, si spera...da noi! È dannoso questo post, perché quando l'ho letto la prima volta qualche giorno che stimi da anni!" È pericoloso il suo blog. A ogni post mi si accendono lampadine, vecchi sogni, tentativi passati. Ed è nello stesso tempo tutto nuovo, fumettesco e colorato. Come questi genitali che attirano simpatia. Forse non è mai troppo presto per spiegare ai figli che le parti del corpo che sono meno esposte, si sfiorano, si uniscono e creano: piacere, energia. Vorrei che tantissime persone potessero beneficiare dell'acqua pura che gratuitamente ci sta donando. La ringrazio tanto!

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