A proposito di festa della mamma... Pensavo al rapporto che ho con i miei figli, al tempo che passo con loro , a quello che impiego per loro. Pensavo che, spesso, l'impegno non è direttamente proporzionale alla loro felicità, che le aspettative sono diverse, spesso inconciliabili. Ai bambini non interessa se fai dieci chilometri per comprare le verdure dal contadino. Se spendi metà del tuo stipendio per gli alimenti biologici. Se lavori solo per pagare una buona scuola. Se ti spacchi in due per fare in modo che abbiamo sempre qualcosa di profumato e perfettamente stirato nell'armadio, se fai per loro il cambio di stagione che è la cosa che odi di più . Se stai attenta al fatto che si lavino per bene tutti i giorni e siano perfettamente in ordine e profumati. Ai bambini non importa se li porti a cena in un buon ristorante, e fai di tutto per farli vivere nell'ordine sistemando anche più volte al giorno i loro spazi. Ai bambini, tutto questo non serve. Amano il caos che per loro è libertà , possono mettere pantaloni invernali anche tutto l'anno che tanto manco se ne accorgono. Dipendesse da loro mangerebbero Mc donald per pranzo e cena e farebbero una doccia a settimana. Amano sporcarsi, camminare scalzi e sbrodolarsi quando mangiano. Ai bambini servono una palla, un giardino e tanti amici per essere felici. Tu, cara mamma, è inutile che ti sbatti.
Da figlia ho avuto ben poco di quello che oggi hanno tanti bambini. Altra "epoca", altre tasche e altri modi di pensare. Non ho avuto nemmeno il beneficio del rovescio della medaglia. Quel poco di libertà me la sono presa ogni volta che ho potuto. E pian piano che crescevo, l'ho pretesa. Però se ripenso ai momenti più felici, erano quelli in cui vivevo selvaggiamente la mia tenera età. Ad esempio, ho vaghi ricordi di un triciclo. Avevo sicuramente meno di 5 anni. Ricordo me sul triciclo, lo stanzone della casa dei nonni e poi il cortile. Una magnifica sensazione di contentezza assoluta! Ricordo quando giocavo con la palla, quando sudavo, quando venivo rimproverata perché mi ero sporcata. E a parte i soliti rimproveri, io ricordo... la sensazione, la libertà e il bello di essere sporchi perché ero stata a contatto con le cose: del terreno, cortili, etc... Ricordo anche la tristezza e la delusione, il giorno dell'Epifania, avevo circa 8 anni. Mi svegliai con una montagna di regali sul letto. Regali di un certo valore. Occasione più unica che rara per una bambina che viveva in un contesto di povertà. Come dire alla propria madre che non te ne piaceva nemmeno uno, dopo che si era spaccata la schiena per mesi? Pensiamo spesso ai bambini come a piccoli gnomi che vivono in un mondo a parte, magico, dove non capiscono! Invece si inizia a capire molto presto come funzionano le cose. Avevo l'intelligenza e la sensibilità di non dire. Di aspettare di crescere. Oggi vedo i bambini e quanto sono stimolati con mille impegni che nemmeno noi adulti abbiamo. Noto di sovente che quando parlo con una mamma e suo figlio vuole la sua attenzione, la mamma risponde sempre: "dopo, stai zitto, non disturbare, cosa vuoi". Non avere qualcosa ci consente l'illusione di immaginare come sarebbe se l'avessimo e nelle nostre fantasie, siamo sempre migliori di chi ci ha preceduto o ci sta intorno. Ed ecco che penso a me come ipotetica madre e se mio figlio avesse qualcosa da dirmi, spetterebbe a me interrompere l'altra persona, un'altra adulta che è capace di elaborare e dirle: "scusami, mio figlio deve dirmi una cosa ed è importante che io l'ascolti". Non ho avuto sorprendenti modelli di madri nella mia famiglia. Hanno fatto quello che potevano e quello che ritenevano giusto. Alla mia di mia madre non ho mai rimproverato nulla. Ho cercato di essere e di fare da adulta quello che poteva essere il meglio per me. Naturalmente, avrò sbagliato anch'io. Essere genitori di se stessi non è una condizione che ci rende perfetti. Al contrario. Ecco perché abbiamo bisogno di ruoli e degli altri. L'incontro tra una madre e un figlio è spesso ovattata: i bambini lanciano chiari segnali ma la madre non può sentire, perché sono due dimensioni opposte dove si sentono degli echi. Se si facesse la domanda vera, e cioè: "che cosa vuoi, cosa ti fa contento", si rischierebbe di ridere settimane intere, di riposarsi e smetterla di sistemare camerette e giochi; le madri andrebbero in esaurimento credendo di non assolvere al loro ruolo. Ma cos'è una madre se non una persona che cerca coraggio e generosità, che magari non ha avuto per se stessa e la getta come un fiume sui suoi figli? Il coraggio più grande sarebbe ammettere di avere paura e di non sapere come si fa. La generosità più grande è quella di non avere i pugni chiusi in interminabili giornate di lavoro, denaro, oggetti. I bambini amano le mani aperte. Il palmo della mano è la prima tavolozza fatta per disegnare la propria vita.
Da figlia ho avuto ben poco di quello che oggi hanno tanti bambini. Altra "epoca", altre tasche e altri modi di pensare. Non ho avuto nemmeno il beneficio del rovescio della medaglia. Quel poco di libertà me la sono presa ogni volta che ho potuto. E pian piano che crescevo, l'ho pretesa. Però se ripenso ai momenti più felici, erano quelli in cui vivevo selvaggiamente la mia tenera età. Ad esempio, ho vaghi ricordi di un triciclo. Avevo sicuramente meno di 5 anni. Ricordo me sul triciclo, lo stanzone della casa dei nonni e poi il cortile. Una magnifica sensazione di contentezza assoluta! Ricordo quando giocavo con la palla, quando sudavo, quando venivo rimproverata perché mi ero sporcata. E a parte i soliti rimproveri, io ricordo... la sensazione, la libertà e il bello di essere sporchi perché ero stata a contatto con le cose: del terreno, cortili, etc... Ricordo anche la tristezza e la delusione, il giorno dell'Epifania, avevo circa 8 anni. Mi svegliai con una montagna di regali sul letto. Regali di un certo valore. Occasione più unica che rara per una bambina che viveva in un contesto di povertà. Come dire alla propria madre che non te ne piaceva nemmeno uno, dopo che si era spaccata la schiena per mesi? Pensiamo spesso ai bambini come a piccoli gnomi che vivono in un mondo a parte, magico, dove non capiscono! Invece si inizia a capire molto presto come funzionano le cose. Avevo l'intelligenza e la sensibilità di non dire. Di aspettare di crescere. Oggi vedo i bambini e quanto sono stimolati con mille impegni che nemmeno noi adulti abbiamo. Noto di sovente che quando parlo con una mamma e suo figlio vuole la sua attenzione, la mamma risponde sempre: "dopo, stai zitto, non disturbare, cosa vuoi". Non avere qualcosa ci consente l'illusione di immaginare come sarebbe se l'avessimo e nelle nostre fantasie, siamo sempre migliori di chi ci ha preceduto o ci sta intorno. Ed ecco che penso a me come ipotetica madre e se mio figlio avesse qualcosa da dirmi, spetterebbe a me interrompere l'altra persona, un'altra adulta che è capace di elaborare e dirle: "scusami, mio figlio deve dirmi una cosa ed è importante che io l'ascolti". Non ho avuto sorprendenti modelli di madri nella mia famiglia. Hanno fatto quello che potevano e quello che ritenevano giusto. Alla mia di mia madre non ho mai rimproverato nulla. Ho cercato di essere e di fare da adulta quello che poteva essere il meglio per me. Naturalmente, avrò sbagliato anch'io. Essere genitori di se stessi non è una condizione che ci rende perfetti. Al contrario. Ecco perché abbiamo bisogno di ruoli e degli altri. L'incontro tra una madre e un figlio è spesso ovattata: i bambini lanciano chiari segnali ma la madre non può sentire, perché sono due dimensioni opposte dove si sentono degli echi. Se si facesse la domanda vera, e cioè: "che cosa vuoi, cosa ti fa contento", si rischierebbe di ridere settimane intere, di riposarsi e smetterla di sistemare camerette e giochi; le madri andrebbero in esaurimento credendo di non assolvere al loro ruolo. Ma cos'è una madre se non una persona che cerca coraggio e generosità, che magari non ha avuto per se stessa e la getta come un fiume sui suoi figli? Il coraggio più grande sarebbe ammettere di avere paura e di non sapere come si fa. La generosità più grande è quella di non avere i pugni chiusi in interminabili giornate di lavoro, denaro, oggetti. I bambini amano le mani aperte. Il palmo della mano è la prima tavolozza fatta per disegnare la propria vita.
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