Sono
mesi, forse anni, che mi interrogo sui selfie.
Sono
antica. Ancora ferma all’idea della macchinetta fotografica che porti con te
quando hai qualcosa di particolarmente bello da fotografare: quando vai in
vacanza, ad esempio, o se c’è un compleanno. Un modo, il più semplice ed
immediato, per bloccare i ricordi in un immagine. Per questo mi risultava davvero
difficile comprendere le motivazioni che spingevano e spingono tante donne (soprattutto) ad autofotografarsi e a rendere pubblici e condividere questi
scatti che, tutto al più, dovrebbero rimanere privatissimi..
L’
ho considerata per molto tempo una cosa parecchio ridicola e molto infantile.
Ho
cercato di darmi spiegazioni e motivazioni, mentre, intanto, quella del selfie, diveniva una abitudine molto condivisa se non una vera e propria mania. Ho
scomodato la psicologia e gli studi sul narcisismo e l’autostima senza mai
trovare una risposta che fosse esauriente e soddisfacente per tutti i miei
dubbi.
Alla fine, come spesso accade, arriva
inaspettatamente la folgorazione. La risposta è la più semplice in assoluto,
senza bisogno di scomodare grandi menti: VANITA’.
Vanità
e bisogno di piacere. Di essere approvati. I social in questo aiutano ed
alimentano.
La
vanità non è un peccato è un bisogno. Come mangiare e bere. Il bisogno di
essere riconosciuti. Lo abbiamo tutti anche quelli che non si fanno autoscatti.
Ognuno, a suo modo e con i mezzi che ha a disposizione, cerca di saziare il
suo bisogno di approvazione. E non è un fatto fisico. Molte foto non ritraggono
donne bellissime, ma donne che si piacciono e vogliono che questo piacere sia
condiviso.
Il
mondo non è cambiato per via della tecnologia, dei social e dei selfie. E’
cambiato il livello di consapevolezza della gente. Ed è cambiato il senso della
vergogna e del pudore. Anni fa molte persone, molte donne, avrebbero avuto
difficoltà ad ammettere il fatto che
amano piacere. Oggi la chirurgia estetica e i selfie stessi ci dicono
che si tratta di un problema che non ha più nessuno. E fanno bene. Non c’è
nulla di male a voler piacere, a voler essere ammirati. Non è cosa infantile è
cosa umana. E la vanità non è un peccato ma un modo di vivere il piacere. E’
una presa di coscienza. Ma anche un atto di umiltà. Un’ammissione.
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